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La Vergine delle Rocce, una delle opere più emblematiche di Leonardo Da Vinci, rappresenta la prima commissione ricevuta dal momento del suo arrivo a Milano.
Richiesta nel 1483 dalla Confraternita dell’Immacolata Concezione per la propria cappella nella chiesa di San Francesco Grande (oggi scomparsa) la Vergine delle Rocce (oggi a Parigi) rappresenta la prima commissione ricevuta da Leonardo da Vinci dal momento del suo arrivo a Milano. Questa è una delle opere più emblematiche di Leonardo Da Vinci: è una composizione complessa e ricca di richiami simbolici, biblici e teologici, incentrata sul tema dell’Immacolata Concezione di Maria e sul suo ruolo nella redenzione del genere umano.
Il dipinto, oggetto di numerose repliche, fu duplicato dallo stesso artista con significative varianti. Ad oggi ne conosciamo tre versioni per mano di Leonardo: la prima fa capo al documento del 1483 ed è conservata al Museo del Louvre di Parigi; la seconda, esposta alla National Gallery di Londra, è l’unica ad essere stata posta sull’altare milanese e la sola che differisce di gran lunga rispetto al contratto milanese; infine, la terza, la cosiddetta Vergine delle Rocce Chéramy, parte di una collezione privata in Svizzera, che riproduce scrupolosamente il prototipo parigino ad eccezione dell’aureola della Vergine.
Nell’opera ritroviamo l’accenno ad un modulo fondamentale della composizione cinquecentesca, cioè la struttura piramidale del gruppo: i quattro personaggi (Vergine, Giovanni Battista, Gesù Bambino e l’Angelo), legati da un sapiente gioco di gesti, sguardi e movimenti, sono idealmente rinchiusi entro uno spazio piramidale tridimensionale che ha per vertice la testa di Maria. Dietro il gruppo sacro si scorge un paesaggio roccioso che crea attorno alle figure una vasta penombra, sfumata verso una luminosità lontana. Leonardo riesce a dare l’illusione di profondità applicando alla pittura i risultati delle sue osservazioni sull’atmosfera e definendo lo spazio con l’uso della “prospettiva aerea”: maggiore è la distanza, minore deve essere la nitidezza dell’oggetto da rappresentare. Per questo, se la parte in primo piano è resa in modo dettagliato il paesaggio in lontananza si perde nella foschia.
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