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Dal 26 ottobre al 20 gennaio 2019 tornano a Senigallia i grandi protagonisti della fotografia internazionale: in mostra circa centocinquanta immagini realizzate da Alexander Rodchenko tra gli anni Venti e Trenta. Inaugurazione giovedì 25 ottobre 2018 alle ore 17.30
Il Comune di Senigallia e l’Istituto statale per la Cultura e l’Educazione della città di Mosca “Multimedia Complex of Actual Arts” (MAAM) presentano
Alexander Rodchenko. Revolution in photography a cura di Olga Sviblova.
La mostra, ospitata a Palazzetto Baviera, documenta la ricca produzione fotografica de l maestro russo, esponente di spicco dell’avanguardia russa del XX secolo.
Artista a tutto tondo, Alexander Rodchenko nella sua lunga carriera si è dedicato alla pittura, al design, alla grafica, al cinema e alla fotografia, aprendo per ogni campo artistico vie di cambiamento fortemente innovative. Il suo imperativo estetico si basava sull’assunto “il nostro dovere è sperimentare” e fu con questo slogan che nel 1924 decise di abbandonare momentaneamente la pittura per la fotografia. Il risultato, come afferma Olga Sviblova fu “un mutamento radicale del modo di concepire la natura del fotografare e il ruolo del fotografo. Il pensiero concettuale s’introdusse così nella fotografia, non più mero riflesso della realtà ma strumento per la rappresentazione visiva di costruzioni intellettuali dinamiche.”
Il Costruttivismo entrò così nel mondo della fotografia, con quello che la critica ha definito Metodo Rodchenko, rivoluzionando il modo di intendere l’immagine e facendola divenire la rappresentazione visiva di costruzioni intellettuali dinamiche.
Nella sua pratica l’artista imposta un rapporto documentario con la realtà ma ne altera l’obiettivo e lo sguardo per una resa estetica dai tratti astratti o fortemente poetici: la composizione diagonale da lui scoperta, la prospettiva scorciata, l’ingrandimento dei dettagli, i punti di ripresa dal basso verso l’alto e viceversa, hanno dato forma a uno stile e a un linguaggio visivodel tutto unico che ha lasciato il segno nella storia della fotografia.
Le sale di Palazzetto Baviera, riccamente decorate con gli stucchi cinquecenteschi del Brandani, ospiteranno un nucleo corposo di fotografie che illustrano la bellezza delle architetture moderna, la vitalità delle città in piena urbanizzazione degli anni Venti e Trenta, la febbre della tecnologia e della modernizzazione.
Il percorso espositivo apre con l’Autoritratto caricaturale del 1922, esposto accanto a un corpus di ritratti, in cui appaiono anche amici e familiari, e alle famose fotografie La scalinata (1930) e Ragazza con una Leica (1934), che incarnano integralmente i principi innovativi del suo “metodo”.
L’itinerario di mostra prosegue con una selezione di immagini sulla realtà industriale raccolte nelle short series: Fabbrica di automobili AMO del 1929, dedicata al settore dell’industria automobilistica; MoGES (Centrale Elettrica di Mosca), che documenta la nuova centrale elettrica eretta nel 1927 e il lavoro degli operai. La verticalità delle moderne costruzioni viene ripresa nelle fotografie di architetture e particolari costruttivi, come la celebre Scala antincendio (con un uomo) del 1925. Le spettacolari parate di ginnasti e atleti sono protagoniste degli scatti che raccontano lo spirito dinamico e la nascente coesione sociale degli anni Trenta in Russia.
La nuova attenzione rivolta da Rodchenko al dettaglio permette di mettere in luce l’armonia delle architetture e delle nuove forme create dalla tecnologia, illustrata in mostra con l’immagine della Torre Shukhov del 1929 e con la serie Fabbrica di lampadine elettriche di Mosca realizzata a cavallo degli anni Venti e Trenta.
Mentre La nuova Mosca è documentata con le fotografie della costruzione del Parco della Cultura e della asfaltatura delle strade di Leningrado, e con le immagini di edifici simbolo, quali quello progettato da Ginzburg sul viale Novinski e quello del Mosselprom.
La fotografia di stampo giornalistico è testimoniata dagli scatti dei fotoreportage all’interno dell’ufficio editoriale e dell’archivio del giornale “Gudok” (1928) e quello sui lavori di costruzione di grandi imprese ingegneristiche, in particolare la costruzione del canale che collega il Mar Bianco con il Mar Baltico. Con le acrobazie degli artisti del circo si conclude una narrazione fotografica di grande suggestione, fortemente rappresentativa dello spirito dei nuovi tempi.
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