PREFERITI CERCA LOGIN

Val Mivola: una storia millenaria

Itinerario archeologico tra piceni, galli e romani che hanno abitato la Val Mivola

Una storia millenaria. Monumenti, antiche vestigia, corredi funebri, oggetti di uso domestico e quotidiano di piceni, galli e romani che hanno abitato il territorio nel corso dei secoli senza tralasciare le testimonianze di siti e villaggi dell’età preistorica.

Cosa portare?

Abbigliamento consono alla stagione e macchina fotografica

Prenotazione

Verificare gli orari ed i punti di apertura dei poli museali compresi nell’itinerario

Guarda sulla mappa

logo  immagine Arcevia_elmo montefortino

Arcevia

Museo Archeologico Statale  Arcevia

Sorto nel 1996 grazie all’impegno congiunto della Soprintendenza Archeologica per le Marche e dell’Amministrazione Comunale, il Museo ha sede nei locali restaurati e ammodernati, attigui al Chiostro di San Francesco. La struttura ha funzione di museo di comprensorio, riunendo i materiali provenienti dal territorio comunale pertinenti a varie epoche dalla preistoria fino alle soglie dell’età romana. Vi si trova una campionatura di materiale proveniente dai siti paleolitici di Ponte di Pietra e Nidastore, dal villaggio fortificato eneolitico di Conelle, dall’insediamento stratificato di Cava Giacometti che dal Neolitico finale arriva all’Età del bronzo, dall’insediamento d’altura della fine dell’Età del bronzo di Monte Croce Guardia. Quest’ultimo sito è tuttora indagato da campagne di scavo annuali condotte dall’università Sapienza di Roma in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche. Le ultime sale sono destinate all’esposizione dei corredi di nove tombe della famosa necropoli gallica di Montefortino, con preziose oreficerie, statuette votive e ceramiche e bronzi di importazione etrusca. Sono esposti inoltre tre stele funerarie in pietra, due dei quali rinvenuti nell’arceviese e il terzo nei pressi di Fabriano; essi portano la raffigurazione scolpita della porta ditis (porta degli inferi) con, sul retro, una piccola nicchia a probabile utilizzo cultuale – sacrale oppure destinata a raccogliere una selezione delle ossa cremate del defunto. Il museo offre un servizio didattico rivolto a gruppi in età scolare.

logo  immagine CASTELLEONE-DI-SUASA

Castelleone di Suasa

Area Archeologica e Museo civico archeologico  Castelleone di Suasa

La genesi dell’abitato di Suasa deve essere fatta risalire al processo di romanizzazione conseguente alla battaglia di Sentinum dell’inizio del III sec. a.C (295 a.C.). lI territoro sottrato ai Senoni, ager gallicus, fu distribuito, in singoli lotti assegnati ad personam, con la promulgazione della lex Flaminia de agro gallico et piceno viritim dividundo (232 a.C.), a coloni romani. In questo clima generale Suasa nacque dunque come praefectura, cioè come centro amministrativo asservito ad un territorio immediatamente alle spalle di Sena Gallica, prima colonia marittima sull’adriatico. Suasa continua a sopravvivere almeno sino al V-VI sec. d.C. e la sua lenta fine è da inserire in quel generale fenomeno di abbandono dei centri di fondovalle, privi di difese e di interesse strategico, a favore dei nuovi centri arroccati sulle alture circostanti. Il percorso di visita ha inizio nell’area musealizzata della domus dei Coiedii e prosegue nel Foro della città, dove è stato allestito un percorso provvisorio corredato da pannellistica esplicativa, per concludersi all’anfiteatro. E’ possibile approfondire la conoscenza della città di Suasa con la visita del Museo Civico Archeologico della Città di Suasa, a Castelleone di Suasa, dove vengono custoditi reperti di notevole pregio provenienti dagli scavi dell’antica città, e con la visita del Museo Archeologico del Territorio di Suasa a San Lorenzo in Campo (PU), che illustra l’evoluzione del popolamento umano nella valle del Cesano.

logo  immagine Corinaldo_principe_reperto_museo

Corinaldo

Santa Maria in Portuno - Raccolta Civica d'Arte  Corinaldo

Una serie di campagne di scavo a Santa Maria in Portuno, portate avanti dall’Università di Bologna dipartimento di Archeologia, con la Soprintendenza archeologica delle Marche, ha riportato alla luce un quartiere industriale di epoca romana nel quale si producevano laterizi e ceramiche. Lungo il percorso esterno alcuni pannelli esemplificativi documentano le diverse fasi degli scavi. All’interno una piccola sala espositiva presenta le antiche attività produttive e i materiali rinvenuti nello scavo archeologico. È possibile accedere alla cripta sottostante l’altare maggiore della chiesa. All’interno della cripta è stata rinvenuta, poi, anche una piccola fornace, forse destinata alla cottura di laterizi, riferibile all’età romana. Attorno all’abside e di fronte alla facciata della chiesa sono state rinvenute anche due vaste aree cimiteriali.
E’ invece grazie ad un sorvolo di passaggio lungo la vallecola del fiume Nevola che è stato possibile portare alla luce i resti di un originario monumento funerario delimitato da un grande fossato circolare, con una fossa deposito colma di oggetti di corredo, quasi cento elementi che esprimono il rango aristocratico del defunto, connotandolo come un leader politico, militare ed economico dell’ambito culturale piceno di VII secolo a.C. Per l’esposizione all’interno della Civica Raccolta d’Arte Claudio Ridolfi, sono stati selezionati dodici reperti: un elmo e uno schiniere celebrano la dimensione del potere politico e militare, il carro simboleggia il possesso terriero, la cerimonia del banchetto funebre è rappresentata dai contenitori per accogliere e versare cibi e bevande, e il sacrificio carneo con le pratiche del taglio e della cottura delle carni animali dedicate viene evocato dall’ascia, dagli spiedi e dagli alari.

logo  immagine strada_romana_ostra_vetere

Ostra Vetere

Area Archeologica "Le Muracce" - Museo Civico Parrocchiale  Ostra Vetere

A circa tre chilometri da Ostra Vetere, sorge l’area archeologica “Le Muracce”, della città romana di Ostra in località Le Muracce di Pongelli, sulla riva sinistra del Misa, nel territorio di Ostra Vetere. Sorse probabilmente dopo il 232 a.C., in seguito all’arrivo dei coloni romani che con la lex Flaminia de agro Gallico et Piceno viritim dividundo furono inviati a popolare l’ager Gallicus recentemente conquistato. Venne elevata al rango di municipio verso la metà del I sec. a.C. La città si trovava all’incrocio del percorso intervallivo dell’antica Salaria Gallica con la strada che univa Sentinum a Sena Gallica. In seguito al ritrovamento di una statua virile, durante i primi anni del secolo scorso, furono condotti scavi che portarono alla luce importanti vestigia dell’antica città. Fu così scoperta una vasta area del foro, delimitata da tre strade lastricate, un teatro del diametro di circa 45 metri, un tratto di muro del tempio e un vasto edificio termale. In seguito agli scavi, nel versante sud-occidentale della città venne alla luce un vasto edificio a pianta quadrangolare riferibile al II sec. d.C. Lungo circa 60 metri, al suo interno sono stati rinvenuti dodici ambienti decorati con tappeti musivi. Una campagna di scavo condotta nel 2000 ha portato alla luce frammenti di un pavimento sottostante in opus signinum e mosaico bicromo che attestano la presenza di una costruzione residenziale preesistente all’impianto termale. Oltre alla strada rinvenuta, oggi visibile per una lunghezza di 14 metri e in perfetto stato di conservazione si possono vedere le rovine del tempio, del teatro e delle terme. Presso il Museo Civico Parrocchiale, reperti provenienti dall’area, raccontano particolari della sua millenaria storia. Qui va segnalata la presenza di una singolare sepoltura. Si tratta del ritrovamento della tomba dei tre gemellini, ritrovati nell’atrio di una domus romana. La sepoltura è stata fatta in anfora. Questo tipo di sepoltura era riservato ai bambini ed ai ragazzi, gli unici che potevano essere sepolti in ambito urbano.  Nel museo si conserva tutta la sepoltura: le ossa dei bambini e l’anfora. Sempre nel museo, esposte in apposite bacheche suppellettili, monete, esempi di pavimentazione.

Senigallia

Area archeologica e Museo "La Fenice" Viale Leopardi 1 Senigallia 60019 Ancona Senigallia

Le origini romane di Senigallia erano note e visibili da tempo nelle fondamenta della Rocca Roveresca; ha destato invece grande stupore la scoperta, durante i lavori di fondazione del Nuovo Teatro “La Fenice”, nel 1989, di importanti reperti databili al II-III secolo d. C., successivamente oggetto di sistematiche campagne di scavo. Oggi l’area archeologica La Fenice è una delle poche in Italia dove è possibile ammirare contemporaneamente i resti degli edifici di origine romana e i reperti trovati in sito. Nell’area archeologica si possono vedere le vestigia di una tipica città romana, con chiare tracce dell’incrocio tra un “cardo” (Nord e Sud) e un “decumano” (Est e Ovest), appartenenti all’area periferica meridionale dell’antica Sena. La pavimentazione è ben conservata, tanto che sono ancora visibili i solchi delle ruote dei carri che vi hanno transitato. Uno spaccato della quotidianità romana si intravede nei resti delle “tabernae”, la prima delle quali era un “termopolium” (rivendita di cibi e bevande calde), e nell’ampia “domus” (abitazione signorile) che aveva l’ingresso sul “cardo”. Sono ancora ben conservati i pavimenti in cocciopesto decorato con tesserine bianche e l’”impluvium” dell’atrio, pavimentato con mattoncini a spina di pesce. Durante gli scavi sono affiorate 130 fosse ad inumazione di età medievale, a testimonianza del diverso utilizzo dello spazio nel corso dei secoli.

Icona Galleria

percorso sulla mappa

Seleziona il mezzo:
Sempre connessi con Senigallia Iscriviti alla newsletter

Ci pensa Feel Senigallia a ricordarti cosa fare e quali sono le novità entusiasmanti in città (e dintorni).